Non che lo faccia tutti i giorni, ma poco prima di entrare in quell’altro da sogno, valle che chiude all’orizzonte per circondarti di paesaggio: volgendo lo sguardo ad est, una miriade di colonnati, architravati da delicati tralci di vite, definiscono in acropoli rurale, il meraviglioso “golfo” alpino di Carema.
Poche aziende, pochi ettari vitati e omerici vignaioli a raccontare uno spazio, perché definirlo territorio, lo fa sembrare ingiustamente più ampio della piccola gemma che rappresenta.
In questo “spazio” nasce l’etichetta nera dei Produttori di Carema, sublimazione del Picotendro, con uno sguardo ai vini “thin air” valdostani ed in dote il retaggio della forza espressiva dei nebbiolo altopiemontesi. Autunnale, ogni suo sorso e in grado di raccontarti, con semplicità, i toni della stagione della caducità. Sentori nitidi, che restano nel calice anche a giorni dall’apertura della bottiglia. Bocca piena, orizzontale nel corpo, longilinea nella scorrevolezza. Ad un sorso dalla fine della bottiglia, tocca decidere: puntiamo Pont Saint Martin, risalendo l’antica morena o ci lasciamo trasportare dal suo antico flusso, fino alla pianura? Si vedrà, per ora godiamoci il sogno di quel golfo alpino e dei colonnati della bella Carema.
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